Gli elementi che contribuiscono ad organizzare l'identità di un individuo sono molteplici, ma i più importanti vengono fondati nel periodo che va dalla nascita ai primi 18 mesi di vita. In una fase così arcaica, il neonato ha davanti a sé un compito molto complesso: quello di organizzare in forma comprensibile l'enorme varietà di stimoli interni ed esterni che lo circondano.
Gli stimoli provengono dall'esterno, ma anche dall'interno del suo corpo che ancora non è conosciuto come “abitazione dell'Io”: oggetti duri e freddi come il metallo del passeggino, oggetti caldi e profumati come il biberon, oggetti mobili e sonori come la mamma o i pesciolini che roteano sulla carrozzina. La quantità di informazioni da elaborare è enorme, eppure il tempo di catalogazione è sorprendentemente rapido.
Quando si forma l’identità
L'identità si comincia a formare a partire dalle risposte dell'ambiente ad azioni del bambino. Il bambino non sa cosa sia la tensione muscolare del proprio volto, eppure l'ambiente circostante si mobilita festoso in preda ad una sorta di delirio di giubilo: “..mi ha sorriso, mi ha sorriso, ha sorriso prima a me, ha capito che gli voglio bene..”. Man mano che le strutture cognitive completano il proprio sviluppo, il bambino impara a gestire le risposte dell'ambiente, provocandole con appropriate funzioni muscolari: “..se tendo il dito indice verso la palla rossa le persone mi portano la palla rossa; se tendo i muscoli del viso le persone trillano, gorgheggiano e poi mi coccolano, ecc".
In seguito si consolida quindi l'idea che l'ambiente risponde a determinate azioni; ciò vuol dire che se esiste un ambiente che risponde, allora esiste anche un qualcosa che provoca e scatena la risposta dell'ambiente: questo qualcosa è il primo abbozzo dell'Io: l'Io è quell'elemento che agisce nella realtà e a cui la realtà risponde.
Il bambino percepisce quindi di essere apprezzato e accolto quando si comporta come i suoi genitori immaginano che lui debba essere, mentre viene criticato e allontanato quando invece adotta un diverso stile. Questo condizionamento finisce per strutturare una falsa identità.
L'intervento dei genitori
Può accadere tuttavia – e di fatto accade – che spesso i genitori abbiano già un'identità pronta per il neonato (il bambino immaginato), indipendentemente da quella che il bambino ha già con sé. Ci sono genitori che vogliono un bambino educato e pettinato, altri che lo vogliono estroso e brillante, altri lo vogliono medico o avvocato. Queste identità non vengono imposte da un momento all'altro, ma gradualmente vengono costruite attorno al bambino man mano che questi cresce, giorno dopo giorno. Nel corso dell'esplorazione del mondo da parte del bambino, i genitori inconsciamente incoraggiano tutti gli atteggiamenti che vanno in direzione del bambino desiderato “(bravo, bravissimo, bellissimo,..) e ostacolano tutti gli atteggiamenti che non vengono riconosciuti in linea (no! Brutto!..). Questo condizionamento finisce per strutturare una falsa identità, di maniera, una maschera socialmente accettabile e presentabile, ma ottenuta al costo di avere sacrificato la propria originale individualità.
I ruoli interpretati
A complicare e confondere la situazione ci si aggiungono i ruoli, che però dobbiamo saper distinguere dalla persona. Ognuno di noi assume temporaneamente dei ruoli da cui estrae anche le modalità con cui relazionarsi all'esterno. Se sono in ufficio parlerò un certo linguaggio, adotterò una certa postura, terrò conto delle relazioni di potere; quando incontro mia figlia invece il linguaggio, la postura cambiano, modifico la mia disponibilità interna e mi sforzo di capire anche quando lei non riesce ad esprimersi compiutamente; quando infine vado in palestra utilizzerò altre e diverse modalità. In altri termini, il ruolo di impiegato, padre o allievo (ma anche quelli di marito, amante, cittadino, utente, consumatore, ecc.) sono tutti ruoli che mi suggeriscono di volta in volta come comportarmi. Ma attenzione: nessuno di questi rappresenta la persona autentica.
Risorse da sviluppare
Seppure sono già presenti le risorse, la capacità di amarsi, amare ed essere amati siano facoltà che vanno identificate, coltivate e accresciute consapevolmente attraverso processi decisionali coscienti ed intenzionali. Questo contribuisce realmente a costruire la propria identità autentica al di là delle maschere.
Tra queste facoltà, voglio sottolineare l'importanza fondamentale dell'amore per sé, poiché ritengo che questa sia una competenza a volte completamente assente. Talvolta confondiamo l'amore per noi stessi con gli oggetti che acquistiamo o con le agiatezze di cui ci circondiamo. Cresciamo alienati da noi stessi: non ci viene insegnato l'ascolto e l'importanza di ciò che sentiamo, le emozioni, gli affetti, i bisogni. Una falsa cultura diffusa poi rende difficile l'attenzione profonda per i nostri bisogni interiori in quanto essi andrebbero sempre posticipati all'attenzione per l'altro. L'amore per sé è quindi confuso con l'egoismo. Al contrario, si si apprende l'arte dell'ascolto e del rispetto per se stessi, questo porterà benessere anche ai propri cari.
Dall’assenza di ascolto nasce il malessere
In assenza di questo ascolto e cura di sé, il malessere aumenta: soffre la mente, il corpo e lo spirito. E qui che la maschera si struttura. Si perde il contatto con il proprio centro energetico: il Sé.
Credo invece che chi non sa amare se stesso o non impara sempre più a rispettare i propri bisogni profondi e sviluppare l'amore per se stesso non possa minimamente essere in grado di superare l'egoismo, incontrare l'Altro e poi riuscire ad amarlo.
Chi si nasconde dietro la maschera
Credo che – al di là dei ruoli e delle diverse caratteristiche di personalità – l'identità profonda sia quella che sviluppa compiutamente le facoltà di amarsi, amare ed essere amati. Ma queste pur essendo date sin dalla nascita in realtà, sono presenti solo come potenzialità da sviluppare.
Tutti nasciamo con l'istinto di sopravvivenza, ma questo non è ancora amore verso se stessi; nasciamo tutti con l'istinto di amare, ma questo non è ancora la capacità di amare un partner e di sviluppare un vero progetto di coppia; nasciamo con “il bisogno di ricevere amore”, ma questo non è ancor la capacità di affidarsi profondamente all'altro.
La maschera fa comodo
Tra gli ostacoli più importanti da superare per riuscire ad essere se stessi, vi sono alcune paure che e bene conoscere, identificare dentro se stessi e poi avere la fiducia di poterle superare:
Paura di perdere la propria immagine e il proprio prestigio sociale;
Paura di non essere amati ed apprezzati;
Paura di non essere all'altezza delle aspettative;
Paura di essere criticati e rifiutati;
Paura di non farcela e del fallimento;
Paura di essere vulnerabili e indifesi.
Il buon educatore
Essere genitori è davvero, il mestiere più difficile al mondo. Per rappresentare nei bambini il ruolo del buon educatore, bisogna essere in grado di rispettare le naturali tendenze essenziali dei propri figli senza cercare di forzarne la conformazione a canoni educativi generici e spesso errati. Per fare questo bisogna riuscire ad amare il bambino nella sua unicità più di quanto non si ami l'ideale di bambino che vorremo.
Le informazioni qui riportate hanno solo il fine di operare una informazione, non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici.
Operatore specializzato Luigina Bernardi
Bibliografia e altre fonti
1) Lumen, "Salute naturale e crescita interiore", n°182, pag.52/55, articolo Le Maschere Dott. Giampiero Ciappina